Roberta Vinci – Flavia Pennetta
“Comunque vada, sarà una finale storica”. Ecco il tipico commento di chi ha paura che sarà una finale deludente. Nessuno dei 60 milioni di nostri concittadini appassionati di tennis si aspettava un risultato di una portata simile. In effetti una finale tutta italiana in un torneo dello slam non era nemmeno ipotizzabile all’inizio, soprattutto da chi non sapeva che avessimo addirittura due giocatrici.
Flavia Pennetta, una carriera passata spesso tra le migliori 8 di New York, trova finalmente il modo di giocare una finale di un major, dopo aver battuto due avversarie quotate come Kvitova e quella che si è fatta ridurre il seno. Il suo gioco è fatto di geometrie e intelligenza tattica. Per bilanciare quello di Fognini.
Ma l’impresa vera è di Roberta Vinci: elimina la superfavorita Serena Williams, che vede sfumare il suo sogno di completare l’impresa riuscita a Steffi Graff, cioè fare il Grande Slam per trovare finalmente un collega da sposare. La tarantina ha dimostrato come in quest’epoca di un tennis basato su forza e resistenza, si possa ancora giocare un tennis vario, elegante, completo e intelligente. Basta accontentarsi di non vincere quasi mai.
Adesso sono qui, una contro l’altra, Brindisi contro Taranto, rovescio bimane contro rovescio monomane. O, come segnalato dai più fini esperti, bella contro brutta.

Da ragazzino era chiamato “il Fenomeno”, poi “Nadal”, a causa dei risultati delle tac al ginocchio.
Adesso segue il campionato di calcio. Ma non è Varriale.
Come tutti i vecchi, corre per sentirsi giovane.
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