7 domande sugli arbitri a Luca Marelli
Abbiamo fatto 7 domande sul mondo arbitrale a Luca Marelli, l’uomo che analizza ogni settimana gli episodi arbitrali più controversi in modo impeccabile (è avvocato e ha un caratteraccio, quindi dobbiamo parlarne bene).
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1) Una delle critiche più usuali alla VAR sono i lunghi tempi di attesa. Secondo te, che sei avvocato, dopo quanti minuti un fallo da rigore andrebbe considerato prescritto?
«La prescrizione è diventato lo sport nazionale, ormai si prescrive di tutto. Pensa che prescrivono pure farmaci omeopatici che assomigliano tanto al thé caldo negli spogliatoi. Che poi ‘sta storia del thé caldo è una balla: quando rientravo negli spogliatoi mi fumavo due sigarette nel giro di dieci minuti per rilassarmi, accendevo il telefono e chiedevo a casa se avessi combinato qualche cazzata. Diciamo comunque che il problema esiste. E se il VAR fosse usato così poco proprio per evitare il rischio prescrizione? Non ci avevi pensato a questa spiegazione, vero?»
2) Nella tua rubrica VAR Anatomy ogni settimana analizzi gli episodi più discussi della giornata di campionato. Per poter valutare al meglio l’operato degli arbitri per te è più utile la conoscenza del regolamento, l’esperienza sul campo o l’abbronzatura alla Graziano Cesari?
«Fortunatamente alla radio non si può notare il mio notorio pallore naturale. Però non voglio essere ipocrita: quando arbitravo mi ammazzavo anche io di lampade, giustificando la necessità di sfamare il mio ego con la più classica delle scuse, “la televisione sbianca, perciò devo abbronzarmi un po’”. Lo ammetto: andavo talmente spesso nel centro estetico che sono diventato socio di maggioranza. La conoscenza del regolamento non è così importante, tanto lo conosciamo in 15 in tutta Italia…»
3) Nella tua pagina su Wikipedia leggiamo che durante una partita ti sei rotto il perone a causa di uno scontro fortuito con un giocatore dell’Ascoli. Una cosa ci ha davvero sorpreso: perché diavolo hai una pagina Wikipedia?
«Me lo chiedo anche io da ormai 14 anni. Non so nemmeno chi abbia buttato tempo per dedicarmi una pagina su Wikipedia. Addirittura ho dovuto scrivere al signor Wikipedia per modificare una voce che mi riguardava: “è un ex arbitro e politico italiano”. Politico? A me? Hanno cancellato la frase la sera stessa, e per scusarsi mi hanno inviato un cesto di lauree conseguite ad honorem su Wikipedia.»
4) In Italia c’è sempre stata una esasperata cultura del sospetto contro gli arbitri. Non pensi sia ora di cambiare mentalità almeno per rispetto nei confronti di quei venduti dei tuoi ex colleghi?
«Dipende da quanto son disposti a pagarmi per sostenere questa tesi. Sono un avvocato, non un benefattore.»
5) Hai dichiarato che ti sei dimesso dall’Aia per incompatibilità con Collina, crediamo perché lui non riteneva necessario un phon negli spogliatoi. Si può dire quindi che nell’Associazione ci siano dissensi, contrasti, antipatie o sei tu ad avere un caratteraccio?
«Nell’AIA ci sono dissensi, contrasti ed antipatie. Ma sicuramente ho un caratteraccio. Pensi che sia un caso che, a 46 anni, non abbia ancora trovato una santa che mi sopporti? Per tanti anni ho pensato di non essere capito. Ad un certo punto ha cominciato a farsi largo il sospetto che forse qualche spigolo del carattere andasse smussato. Ho cominciato appena me ne sono accorto. Secondo i miei calcoli dovrei riuscire ad avere un carattere sopportabile all’età di 133 anni circa.»
6) Ormai discutere di episodi arbitrali sui social è un incubo fra video, fotogrammi, richiami a episodi precedenti: hai mai pensato di rispondere a un tifoso arrabbiato facendoti uno screenshot intimo per dimostrare quanto ti abbiano rotto le palle?
«Potrebbe essere un’idea. Capita spesso che, uscendo dall’ufficio la sera del lunedì spingendo una carriola, alcuni mi chiedano cosa nasconda lì dentro. Ma dura poco: solitamente entro il venerdì tornano a dimensioni naturali. Poi, il venerdì sera, si gioca l’anticipo… Le pause per la nazionale per me sono una specie di regalo divino.»
7) Domanda di politica: sei favorevole alla riforma sulla legittima difesa che finalmente permetterà a un arbitro di sparare a Gigi Simoni ogni volta che gli entra in casa?
«Sono contrario alla legittima difesa. Se mai dovesse passare una legge del genere, ciò significherebbe poter sparare a chiunque destabilizzi la mia serenità domiciliare e tra blog, Twitter e Facebook potrei fare una strage. E sarebbe senza dubbio legittima difesa. Meglio di no, sono un pacifista.»
La redazione di Unfair Play, contro lo sport più ostinato.
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