7 domande sull’NBA a Dario Vismara
In occasione della regular season abbiamo fatto 7 domande sull’NBA a Dario Vismara, penna e voce di Ultimo Uomo, Sky Sport e più in generale, persona che ne capisce.
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1) Partiamo dai campioni in carica. Nonostante si tratti di una delle più forti di sempre, in molti hanno definito i Golden State Warriors “La squadra che ha ucciso l’NBA”. Sei in disaccordo o ritieni questa definizione fin troppo gentile per chi ha permesso a Pachulia di vincere 2 anelli?
«I Golden State Warriors sono andati vicini a regalarci Zaza Pachulia titolare all’All-Star Game, che sarebbe stata nettamente la cosa più bella di sempre. Anche solo per quelle settimane in cui abbiamo accarezzato fortemente la possibilità che si concretizzasse giustificherebbe qualsiasi eventuale assassinio della NBA, cosa che peraltro non ritengono abbiano fatto.»
2) La firma di Cousins per Golden State a poco più di 5 milioni ha fatto però storcere il naso a tanti e secondo alcuni potrebbe creare un precedente. Secondo te è legittimo il timore che nel prossimo futuro un all star pur di andare ai Warriors si accontenterà semplicemente del reddito di cittadinanza?
«Gli Warriors hanno stretto un patto con la NBA: ogni anno devono accogliere tra le proprie fila un disadattato per fargli vincere un anello. Dopo esserci riusciti con JaVale McGee e Nick Young, in qualche modo bisognava cercare di alzare l’asticella. Comunque non c’è problema: pare che il fondo per le multe dovute ai falli tecnici che accumuleranno servirà all’Italia per ripianare il debito pubblico.»
3) Con l’arrivo di LeBron a LA, i primi 5-6 giocatori della lega sono tutti a Ovest, il divario di talento individuale e collettivo fra Eastern e Western appare ancora molto evidente. È vero che fra i vari dossier sulla scrivania di Adam Silver c’è un progetto per riequilibrare le due conference semplicemente spostando i Knicks a Ovest?
«Per fortuna ci sono i Sacramento Kings di Vlade Divac, che anche quest’anno devolveranno la loro prima scelta al Draft a una tra Boston e Philadelphia, così da rendere interessanti le Finals dei prossimi anni.»
4) Ai Lakers, James trova Rondo, Stephenson, Beasley e McGee. Secondo te lo ha fatto perché in cerca di una nuova sfida o voleva semplicemente il doppio stipendio come giocatore e assistente sociale?
«A LeBron piace talmente tanto circondarsi di caos che viene da chiedersi se non faccia prima a candidarsi per le primarie del PD.»
5) La classe dei rookie di quest’anno è molto promettente: da Ayton a Doncic, da Bagley a Bamba fino a Trae Young che alcuni definiscono l’erede di Curry, in particolare il figlio che Steph avrebbe avuto da Mariangela Fantozzi. Secondo te chi è il talento da tenere d’occhio?
«L’unico che non hai citato dei primi sei, ovverosia Jaren Jackson Jr.. Peccato che per vederlo giocare sia necessario guardare una partita dei Memphis Grizzlies: nel caso vogliate del bene ai vostri occhi, siete scusati.»
6) Capitolo MVP: tranne i nomi noti (Durant, James, Curry, Harden), questo potrebbe essere l’anno in cui assisteremo alla definitiva consacrazione di talenti come Davis, Antetokounmpo e Dellavedova. Tu su chi punti?
«Don’t touch my guy Delly, che ha venduto la sua anima al diavolo per giocare quella Gara-3 delle Finals 2015 tanto da finire all’ospedale. In ogni caso lunga vita a quella lega in cui Davis e Giannis non sono neanche nella top-3 dei più forti, e in cui uno con le mani di Nick Young può essere tenuto in naftalina a inizio stagione.»
7) Dopo anni in cui racconti la pallacanestro su Ultimo Uomo e sul sito di Sky, quest’anno farai il tuo debutto come telecronista NBA. Secondo te il basket in Italia riuscirà mai a ricevere l’attenzione che merita? E soprattutto, che ne pensi dell’introduzione della VAR nella prossima edizione di Champions League?
«Come direbbe uno bravo: il problema non è il cavallo, ma il fantino. Quindi il problema non è mai il contenuto in sé e per sé, ma il modo in cui viene spiegato, proposto e venduto. Fino a quando non lo capiranno, persino un pirla come me può arrivare a fare il telecronista.»
La redazione di Unfair Play, contro lo sport più ostinato.
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