Road to Saint Petersburg #6, Milan-Atletico Madrid

Il Milan torna a giocare una gara di Champions League a San Siro dopo più di sette anni, avendo atteso che i gol subiti non valessero più doppio. Sugli spalti, oltre ai tifosi entusiasti, anche Ibrahimovic, ormai prossimo a tornare a giocare. Con la Svezia.

Dopo il turnover di sabato, Pioli mette in campo di nuovo i titolari, lasciando fuori Daniel Maldini, mentre l’Atletico si è giustamente guardato bene dal tesserare il figlio di Simeone. Il Cholo opta per un 4-4-2, schierando Correa di fianco a Suarez, impiegato nel ruolo di centravanti e interprete per i compagni.

I rossoneri partono subito forte, con l’Atletico che cerca invece di addormentare il gioco, aiutato dalla maglia che pare contorniata dai cordoli di un circuito di Formula 1. Nella prima mezz’ora quelle che sono da sempre le caratteristiche del Cholismo sembrano diventate il centro del Piolismo: pressing esasperato, ritmi altissimi, nome di merda.

Al 19esimo minuto Rebic, lanciato da solo davanti a Oblak, si fa deviare la conclusione, e Leao capisce che per battere il portiere sloveno è meglio che sia coperto: un minuto dopo, infatti, segna il vantaggio da fuori area con un tiro che passa tra le gambe di Gimenez.

Poco prima della mezz’ora, l’episodio che cambia il match: Kessié, già ammonito, si ricorda all’improvviso che in difesa gioca Romagnoli titolare e, convinto di evitare un gol certo, stende a metà campo Llorente spalle alla porta: l’arbitro lo manda negli spogliatoi, dove ad attenderlo trova un distruggi documenti con all’interno la proposta di rinnovo.

Il Milan deve necessariamente abbassarsi, formando prima una linea di difesa a 5, poi a 6, poi direttamente una linea unica, mentre Simeone inserisce tutta la sua potenza offensiva: Joao Felix, Griezmann, Lemar, De Paul e tenta di riacquistare Diego Costa.

Nel finale la temperatura si alza, tra le proteste di Greta Thunberg, in città proprio in questi giorni: a sei minuti dalla fine, Griezmann è bravo ad anticipare Romagnoli, approfittando del fatto che Kessié non ha potuto stenderlo quando era a centrocampo spalle alla porta.

In pieno recupero, nell’area del Milan avviene uno strano tuca tuca tra Lemar, il pallone e Kalulu: per Cakir è rigore, il VAR conferma (“Mi piace, mi piace, mi piace, mi piace, mi pià”), Suarez calcia come parla, cioè male, ma realizza.

Finisce dunque 1-2 e per un ottimo Milan è la seconda sconfitta a testa alta nel girone. Forse non passerà il turno, ma se continua così, il cucchiaio di legno non glielo toglie nessuno.

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