Road to Istanbul #5, Shakhtar Donetsk-Inter

A poco più di due mesi dalla semifinale dal 5-0 di Europa League l’Inter ritrova lo Shakhtar Donetsk, che nel frattempo si è procurato un portiere. Conte recupera Hakimi ma deve fare ancora a meno di Sensi, quindi non c’è modo di lasciare fuori Vidal. Castro opta invece per un 4-1-4-1 a vocazione difensiva, come se già tutti quei brasiliani non soffrissero come cani a dover giocare a Kiev.

Partono forte gli ucraini, approfittando dello smarrimento iniziale dei milanesi che non sanno bene se possono giocare dopo le 18. Lo Shakhtar però perde presto Dentinho e allora Castro fa entrare Taison, nel caso l’Inter la voglia mettere sul piano fisico.

I nerazzurri alzano il baricentro e sostanzialmente da questo momento gli ucraini non si vedranno quasi più dalle parti di Handanovic. Che ha detto loro di essere russo.
L’Inter non è però fortunata: colpisce due traverse, sfiora il palo con Lukaku e si trova di fronte una difesa che regge pur schierando un terzino di nome Dodò.

Nessun cambio nell’intervallo, con l’Inter che si ripresenta con la stessa cazzo di maglia del primo tempo.
I nerazzurri cercano disperatamente i tre punti e hanno una grande occasione al 54°, con Lautaro Martinez bravissimo a non far rimpiangere l’assenza di Gagliardini.

Conte effettua quattro cambi negli ultimi diciotto minuti, così da far sentire Eriksen parte integrante del gruppo.
L’andamento della partita però non cambia: l’Inter è talmente lenta e macchinosa da sembrare la terza stagione di Dark e così lo Shakhtar controlla senza grossi patemi. Almeno fino all’uscita di Young.

Finisce dunque zero a zero, con l’Inter che può recriminare sulle occasioni sprecate. Tipo i 70 milioni offerti dal Barcellona per Lautaro Martinez. Poco male, comunque: i nerazzurri sono a due punti dalla vetta e ora affronteranno due volte i fanalini di coda del girone.

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