7 domande sulla Coppa del Mondo di sci a Gianmario Bonzi

Oggi ricomincia la Coppa del Mondo di sci alpino e noi abbiamo intervistato Gianmario Bonzi, telecronista di Eurosport, apprezzato scrittore e gran scofanatore di pizzoccheri.

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1) Gianmario, prima di tutto una domanda su di te: all’attività di telecronista per Eurosport abbini quella di scrittore: recentemente hai infatti pubblicato due bei libri sugli ori azzurri ai Giochi invernali e sulla nazionale di fioretto femminile. Per il terzo volume rimarrai sugli sport che ti appassionano o la casa editrice ti chiederà di vendere qualche copia?

«Aahah hai centrato in pieno il punto. Cercherò di fare come il “maestro” Franco Battiato: prima i dischi sperimentali degli anni ’70, carini, ma oggi non li conosce più nessuno; poi gli chiesero di vendere qualche copia e lui, al terzo tentativo, se ne uscì con “La voce del Padrone” nei primi ’80: un milione abbondante di dischi venduti! A parte gli scherzi, il libro sui Giochi invernali ha sfiorato le duemila copie che, per delle discipline così di nicchia, in Italia è davvero un’impresa, con una casa editrice piccola, ma agguerrita. L’altro, “Invincibili”, è oggettivamente per “pochi” eletti. E a me piace così. Comunque, accetto la sfida: biografia di Sarri? Visto che quella di Allegri è schizzata subito ai primi posti della classifiche…»

2) Il ritiro di Hirscher ha dato uno scossone non da poco al circo bianco. Ora i riflettori sono più che mai puntati su Henrik Kristoffersen: come pensi che il norvegese reagirà quando arriverà secondo dietro a uno sciatore che non sia il fenomeno di Annaberg?

«E vi dico di più: secondo me succede, secondo in classifica generale dietro Pinturault! Alcune reazioni di Henrik hanno fatto sorridere e portato tanta ironia, d’accordo, specie sui social. Però, signori, stiamo parlando di un atleta da 18 vittorie e 53 podi in Coppa del Mondo, campione iridato in carica in gigante, con due medaglie olimpiche e sei titoli iridati juniores. In gigante e slalom, ne avessimo noi uno vince un terzo di “Taffersen”… »

3) Come ormai da decenni, il cuore della stagione maschile è nel mese di gennaio: le imprescindibili tappe di Adelboden, Wengen, Kitzbühel e Garmisch-Partenkirchen sono infatti previste in quattro fine settimana consecutivi. Tu che scusa usi con tua moglie?

«Ci pensa da sola: “Ho capito, vado dai nonni con le bimbe”. Ma il punto è un altro: tre anni fa proposi un Capodanno alternativo, tra Baviera e Italia, gustandosi qualche tappa delle Tournée dei Quattro Trampolini di salto. Qualcosa che prima o poi voglio fare, promesso, compatibilmente con gli impegni lavorativi. La risposta? Sto ancora aspettando adesso.»

4) In campo femminile – quello che segui per Eurosport – il circo bianco deve fare i conti con un numero incredibile di atlete infortunate: due fenomeni come la citata Ilka Stuhec e Anna Veith sono attese all’ennesimo rientro, la stella norvegese Ragnhild Mowinckel deve riprendersi dalla rottura di crociato e menisco, la sfortunata Stephanie Brunner salterà un’altra stagione. E ancora Ana Drev, Nastasia Noens, la nostra Johanna Schnarf, Cornelia Hütter, Laurenne Ross. L’anno scorso la tappa della Val-d’Isère fu sostituita da quella in val Gardena; quest’anno che ne pensi se fosse rimpiazzata da un pellegrinaggio a Lourdes?

«Lo propongo da anni. Magari con il cammino di Santiago, giusto per muovere gli arti infortunati dopo la riabilitazione. È un problema serio e non vedo soluzioni all’orizzonte. Scarponi in plastica, primi anni ’70; sci sciancrati, fine anni ’90: queste le due più grandi rivoluzioni dei materiali negli ultimi quarant’anni che hanno migliorato indubbiamente lo spettacolo (basti guardare come… sciavano storte e sempre in rotazione le pur brave protagoniste degli anni ’80, dovendo far girare sci di due metri anche in slalom), ma aumentato la pressione sulle ginocchia in maniera esponenziale. Un tempo saltavano le ossa, leggi fratture degli anni ’70. Oggi, i crociati. Così è.»

5) Nella velocità femminile la favorita d’obbligo è Sofia Goggia, che pare molto motivata dopo il ritiro di Ushuaia con la nazionale. Oltre alle austriache, la rivale principale della bergamasca sembra essere la già citata Ilka Stuhec, al rientro dopo l’ennesimo grave infortunio che l’ha colpita pochi giorni dopo i mondiali svedesi, manifestazione che ha visto entrambe protagoniste. Non trovi emozionante l’idea di vederle tornare a sfidarsi, questa volta in gare vere?

«Quanto a crociati saltati, siamo 4-3 per Sofia. Lì vinciamo noi. Goggia ha un oro olimpico, Stuhec due iridati. Lo scorso anno Ilka ci mise poco per tornare in forma, quindi potrebbe essere già pronta per Lake Louise, dove speriamo possa esserci anche Anna Veith (Fenninger) di nuovo al top e pure in discesa libera. Ecco, se tutte stessero sempre bene, la Coppa del Mondo di sci alpino sarebbe ben più affascinante di quanto già non lo sia. Purtroppo non capita mai. Incrociamo le dita.»

6) Quella che sta per cominciare sarà una stagione senza medaglie in palio. Pensi che questo possa influire sulle motivazioni degli sciatori, o lo farà solo con quelle dei telespettatori?

«Domanda interessante. Non discuto assolutamente il valore di un’Olimpiade per mille motivi, anche storici (ho scritto un libro a quattro mani sui Giochi invernali, quindi penso di essere al di sopra di ogni sospetto), mentre i Mondiali li riporterei ogni quattro anni: per me dal 1987 hanno perso un po’ di valore e fascino (anche se proprio quella di Crans Montana fu un’edizione bellissima e lanciò anche Alberto Tomba). Io però amo il fascino della Coppa del Mondo. Perdonatemi, ma dal punto di vista tecnico non c’è paragone: quaranta gare, a volte in tre o persino quattro continenti, sicuramente in due, in sei discipline diverse, su piste, nevi e condizioni completamente differenti. Ovvio che poi a vincere coppona e coppette siano sempre i migliori. Se vi dico Kerrin Lee Gartner, a cosa pensate? Se dico Marc Girardelli, invece? Beh, la prima ha vinto un oro olimpico senza mai imporsi in una sola gara in Coppa del Mondo. Certo, è fascino dello sport anche questo, per carità. Il secondo non ha mai conquistato un titolo a Cinque Cerchi, ma ha fatto la storia dello sci alpino. Coppa del Mondo über alles! Magari facciamo anche più ascolti (non ci crede nessuno).»

7) Per chiudere: non ti chiediamo pronostici, ovviamente. Ma sono curioso di sapere il tuo parere su alcuni grandi nomi: a cosa può ambire Alexis Pinturault? Tina Weirather riuscirà a trovare la continuità che le ha garantito due coppe di specialità? Lara Gut riuscirà a lasciarsi alle spalle le polemiche con la federazione svizzera? Paolo De Chiesa sopravvivrà al ritiro di Hirscher?

«Ahahah Paolo è un ottimo commentatore tecnico, a livelli di Luca Sacchi, per intenderci, che considero uno dei più bravi di sempre in tutte le discipline. Sarà felice di quanto sto per scrivere: Pinturault vince la Coppa generale! Per Tina secondo me è dura, ma non impossibile, anche se avrei continuato a gareggiare in gigante; Lara temo stia già pensando alla famiglia futura, ma spero di sbagliarmi perché c’è bisogno di lei per aumentare la competitività in velocità. Più atlete forti ci sono, meglio è per lo spettacolo, anche se magari diventa più difficile imporsi per le italiane. Ma il duello Anna Fenninger-Tina Maze a Meribel 2015, quando erano addirittura prima e seconda a metà gara del gigante decisivo, ultima gara di Coppa, rimane uno dei momenti più alti della storia di questo sport. Per me.

Buona stagione a tutti.»

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