NBA 2018 PLAYOFFS UNFAIR RANKING

Puntuale come l’uso degli antistaminici, ad aprile arriva anche il nostro ranking per i playoff NBA 2018.

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1)GOLDEN STATE WARRIORS
Restano i favoriti anche se è stata un’annata particolare in cui hanno mostrato molto nervosismo, c’è chi dice per i sensi di colpa per aver messo un anello al dito di McGee, c’è chi dice perché non dev’essere facile giocare nel mirino dei cecchini di Donald Trump. Dopo qualche infortunio di troppo, le condizioni di Curry rappresentano al momento l’unica preoccupazione per i tifosi di Golden State. O almeno di tutti quelli che non hanno la più pallida idea di cosa cazzo sia la Siria.

2)HOUSTON ROCKETS
I Rockets sono stati i dominatori della stagione regolare grazie all’apporto di D’Antoni, un roster profondo e al lavoro degli psicologi che solo dopo due anni sono riusciti a far dimenticare a tutti che Howard ha vestito quella maglia. Ora però c’è da fare i conti con i playoff con qualche interrogativo, in particolare il rendimento di Harden nella  post-season che soffre spesso del fatto che a giugno il suo mento comincia a sudare troppo.

3)CLEVELAND CAVALIERS
Annata pazzesca per LeBron James che ha collezionato record su record fra cui quello di compagni di squadra. Il Re ormai è definitivamente sulle orme di Jordan, tanto che ha progettato di prendersi una gastroenterite prima di gara 5 delle Finals. Dopo una breve assenza per motivi di salute, coach Lue è tornato in panchina. Ora bisognerà solo avvisare i giocatori.

4)TORONTO RAPTORS
La squadra di Dwayne Casey è arrivata prima a Est dopo aver approcciato uno stile di gioco più moderno: hanno aggiunto più corsa, più tiro da tre e il taglio del fondo della retina del canestro per permettere alla palla di ricadere a terra. Quella formata da DeRozan e Lowry sembra essere la coppia più affiatata dell’intera NBA dopo quella formata da Derrick Rose e il suo osteopata. In più hanno una second unit fra le migliori, che sicuramente sarà utilissima nei garbage time quando affronteranno Cleveland.

5)OKLAHOMA CITY THUNDER
Record non eccezionale per la squadra di Donovan, il cui rendimento è così altalenante che ha portato al cambio di nome in “Oklahoma City Nuvoloso Con Rischio di Rovesci”. Eppure come si fa a prendere sottogamba ai playoff una squadra che ha Westbrook e George? Ricordandosi che ha anche Anthony.
Senza dubbio Westbrook vorrà smentire chi lo accusa di essere un giocatore che si preoccupa solo delle sue statistiche in regular season, dimostrando a tutti di poter tenere una tripla doppia di media anche nei playoff.

6)PHILADELPHIA 76ERS
Tutti si chiedono dove potranno arrivare questi Sixers e soprattutto se Embiid riuscirà a scoparsi Rihanna. Hanno il giusto mix di esperienza (Reddick, Belinelli, Ilyasova) e simpatia (Simmons). È tornato anche Fultz che ha risolto i problemi alla spalla che lo facevano tirare con una meccanica orribile, ma comunque migliore di quella di Lonzo Ball.

7)PORTLAND TRAIL BLAZERS
Forse la più grande sorpresa degli ultimi anni in Western Conference dopo quella volta in cui Pachulia passò 48 ore senza far male a qualcuno. Altra stagione di crescita di Lillard, nonostante alcune perplessità: si credeva che la paternità potesse distrarlo ma al primo abbraccio del suo primogenito l’ha subito passato a McCollum che ha piazzato la tripla dall’angolo.

8)BOSTON CELTICS
Il secondo posto ad Est appare un miracolo targato Brad Stevens, alla luce dell’incredibile serie di infortuni che hanno colpito Boston e che hanno fatto sorgere il dubbio che Isaiah Thomas stesse infilzando una bambolina di Danny Ainge. Anche senza Hayward e Irving però sarebbe un errore sottovalutare i Celtics. Magari sono contagiosi.

9)SAN ANTONIO SPURS
Stagione stranamente tormentata agli Spurs per il caso Kawhi Leonard: nonostante avesse avuto l’ok dei medici, l’Mvp delle Finals 2014 non solo si è rifiutato di tornare in campo, ma a un certo punto ha anche negato di essere Kawhi Leonard. Eppure gli uomini di Pop hanno come sempre dimostrato di essere squadra: Aldridge è la star, Parker, Ginobili e Gasol portano esperienza e ci sono giovani interessanti come Dejounte Murray e Kyle Anderson, che è l’unico giocatore le cui immagini in instant replay appaiono accelerate.

10)MINNESOTA TIMBERWOLVES
Per la prima volta dal 2004 tornano ai playoff, conquistati soprattutto grazie a Jimmy Butler che ha avuto l’idea di offrire patatine fritte a Jokic prima dell’overtime contro Denver. Tuttavia, nonostante il talento, hanno deluso e giocato male: Wiggins corpo estraneo, Teague regia insufficiente e persino Jamal Crawford è apparso intristito, prendendosi una media di soli 7 tiri al minuto.

11)UTAH JAZZ
I Jazz sono una delle squadre più compatte ed efficaci della Lega, merito specialmente del lavoro di Snyder che si è impegnato al massimo per dimostrare di essere uno dei migliori allenatori in NBA e soprattutto di non essere il regista che ha diretto quella cagata di Batman v Superman. Se non ci fosse Simmons, Mitchell sarebbe il favorito come rookie dell’anno. Anche se rimane la possibilità di sfidare la matricola dei Sixers a giocarsela in una gara da 3 punti.

12)INDIANA PACERS
Sabonis jr ha dimostrato di essere un ottimo giocatore, sicuramente meno talentuoso del padre, ma anche con un minore tasso alcolemico. Una piacevole sorpresa: in molti si aspettavano un calo dei Pacers per via della panchina non troppo profonda e il rischio continuo che Lance Stephenson finisca in prigione. Vanno fatti i complimenti a coach McMillan capace di gestire il roster credendo in Oladipo e non credendo a Trevor Booker che pur di giocare ha provato a convincerlo di essere Devin Booker.

13)WASHINGTON WIZARDS
La prolungata assenza per infortunio di John Wall ha fatto vedere una squadra capace di muovere di più la palla e di deludere in maniera più collettiva. Le cose sembrano comunque andare un po’ meglio nello spogliatoio, soprattutto da quando ne è stato costruito uno per giocatore.

14)NEW ORLEANS PELICANS
L’infortunio di Cousins pesa parecchio, in particolare per gli avvocati della franchigia che si annoiano senza di lui. Va detto che l’ex di Sacramento aveva molto migliorato il suo comportamento infatti ora ti saluta prima di mandarti a cagare. Ma questi playoff devono essere il palcoscenico di Anthony Davis che ha migliorato le sue statistiche dimostrando che vede il canestro molto di più di quanto si veda allo specchio.

15)MIAMI HEAT
La grande incognita della Eastern Conference. Il talento in franchigia c’è (Wade, Dragic, il dentista di Spoelstra), ma gli Heat non sembrano avere più ciò che serve per arrivare in fondo ai playoff: LeBron. Resta il rammarico che Stephen Hawking ci abbia lasciato prima di completare il suo ultimo studio: “La teoria dei buchi neri applicata alla testa di Whiteside”.

16)MILWAUKEE BUCKS
A inizio stagione Giannis Antetokounmpo era dato come uno dei favoriti per il titolo di MVP, ma dopo quest’anno è parso chiaro a tutti che gli manchi ancora qualcosa: altri quattro giocatori decenti in squadra. Il roster dei Bucks insomma palesa ancora alcune pesanti carenze strutturali e problemi, come il fatto ad esempio che il più vincente sia Dellavedova.

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Ed ecco i premi individuali, che sono sempre molto più importanti di quelli di squadra secondo Westbrook.

UROTY (Unfair Rookie of the Year)
Lonzo Ball (Los Angeles Lakers)
Nonostante una tecnica di tiro finita nell’ultimo rapporto di Amnesty International, il ragazzo in realtà non ha affatto deluso, ma volevamo premiarlo perché siamo ambiziosi e speriamo che il padre ci insulti in qualche trasmissione.

USOTY (Unfair Sixth Man of the Year)
Derrick Rose (Cleveland Cavs/Minnesota T-Wolves)
Sembrerebbe al capolinea, se non fosse che si rompe ogni volta che ci sta per arrivare.

UDPOTY (Unfair Defensive Player of the Year)
Tristan Thompson (Cleveland Cavs)
Bruttissima involuzione del giocatore che era stato una delle chiavi della vittoria del 2016. Mai stato un fenomeno in attacco, ha ormai anche una fase difensiva pessima che ad esempio gli ha impedito di tenere lontano dal suo letto una delle Kardashian.

UCOTY (Unfair Coach of the Year)
Tom Thibodeau (Minnesota T-Wolves)
Con il materiale a disposizione avrebbe potuto fare molto meglio, ad esempio togliersi dai coglioni. Usa così poco la panchina da essersi guadagnato il soprannome di “Sarri di Minneapolis”.

MWP (Most Worsened Player)
Carmelo Anthony (Oklahoma City Thunder)
In molti sostenevano sarebbe stato incapace di giocare da terzo violino, ma lui ha smentito tutti, deludendo anche come quarto. Ha tirato così male che ora in spogliatoio lo chiamano Carmelo Roberson.

E infine il premio più ambito:

MUP (Most Unfair Player)
Isaiah Thomas (Cleveland Cavs/Los Angeles Lakers)
In questa stagione voleva guadagnarsi il max contract e in effetti pare che Sassari sia disposta a offrirglielo. Da dimenticare l’esperienza ai Cavs, meglio ai Lakers, ha avuto comunque l’attenuante dei problemi all’anca, sorti in seguito a un primo timido tentativo di difesa.

(immagine: http://www.nbareligion.com)

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